Capitale umano e algoritmi

Capitale umano e algoritmi

A cura di Stefano Trifirò e Paola Balletti

Ogni innovazione o scoperta ci intimorisce, spesso ci trova impreparati e ci si rifugia nel detto: “si stava meglio quando si stava peggio”.

Come sarà il mondo in cui l’Intelligenza Artificiale controllerà grandi settori dell’economia della scienza e della giustizia?

IL Regolamento Europeo in fase di elaborazione su tale tema del 2021, ha l’obbiettivo di tutelare la sfera dei diritti delle persone fisiche, ma anche quelli delle società sfruttando al massimo le potenzialità dell’AI per una economia europea sostenibile e per contrastare, se possibile, i cambiamenti climatici.

In ogni caso il Parlamento europeo, sempre in tema di IA, vorrebbe emanare una legislazione ad hoc basato si principi giuridici di tutela dei cittadini e sulla certezza giuridica delle norme applicate. Nel frattempo, gli algoritmi negli ambienti di lavoro provocano a volte sconquassi e problemi, come ad esempio quando le decisioni manageriali sono delegate all’IA. Ci si chiede fino a che punto il Robot Manager, può esercitare il potere direttivo e organizzativo senza eccedere in abusi. Ricordiamo un caso giudicato dal Tribunale Olandese che ha fatto scuola, dove l’algoritmo (intelligente fino a un certo punto), in tema di lavoratori della Gig Economy, non riusciva a qualificare il rapporto di lavoro in essere, laddove la natura subordinata del rapporto di lavoro si confondeva con la natura autonoma del rapporto stesso.

In sostanza, l’algoritmo era sfornito di capacita valutative su temi tutelati dall’ordinamento europeo, ma anche da quello italiano, quali: retribuzione, professionalità e sicurezza nel luogo di lavoro e nelle modalità di svolgimento, fino a giungere, in certi casi, a decisioni poi ritenute dalla Corte, discriminatorie.

Nel rapporto di lavoro tra Uomo-Macchina, la proposta di Regolamento sull’Intelligenza Artificiale del 21.4 2001 afferma che i sistemi di IA utilizzati nel settore dell’occupazione, nella gestione dei lavoratori e nella selezione, per la promozione e cessazione del rapporto di lavoro, devono essere considerati come sistemi “ad alto rischio”.

Quindi, è doveroso saper se il lavoratore si sta interfacciando con una persona fisica, o con una macchina e ciò al fine della migliore tutela degli interessi in gioco, del datore di lavoro (fedeltà, non concorrenza e disciplina) e del lavoratore (retribuzione e sicurezza).

Ma, l’algoritmo non potrà mai sostituire il vero core business di ogni attività lavorativa, cioè l’uomo, in quanto il capitale umano sta alla base di tutte le attività lavorative, anche quelle basate sulla AI, perché dietro questi sistemi, ci sono sempre donne e uomini.

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