A cura della Redazione Biblioteca
Uno degli aspetti certamente più affascinanti della tecnologia è quello di rendere possibile, sostanzialmente a tutti, l’accesso immediato ad alcuni degli inestimabili tesori che costituiscono patrimonio condiviso per il genere umano: è il caso della monumentale campagna di digitalizzazione promossa dalle principali istituzioni culturali del mondo. Biblioteche come la Bibliothèque Nationale de France, la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, la Biblioteca Apostolica Vaticana e, da ultimo, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana hanno aperto i loro scrigni, permettendo – in un modo che si potrebbe definire commovente – di poter sfogliare alcuni testi che hanno fatto la nostra storia.
È il caso del celeberrimo “Virgilio Ambrosiano”, codice appartenuto a Francesco Petrarca, nel quale il grande umanista pose nel corso degli anni una fittissima serie di note e per il quale si fece dipingere una vera e propria copertina da uno dei più illustri pittori del tempo, Simone Martini. Il cardinale Federico Borromeo in persona volle che il manoscritto fosse acquisito dall’Ambrosiana, dove ora si trova custodito. Leggenda vuole che Petrarca morisse proprio mentre consultava questo codice, il suo prediletto.
Un altro caso eclatante è quello di un manufatto straordinario che è passato intatto attraverso i secoli del Medioevo ed è giunto fino a noi, oggi conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Di nuovo è un manoscritto che trasmette le opere di Virgilio (è conosciuto infatti con il nome comune di Virgilio Romano), la cui datazione risale addirittura all’inizio del VI secolo, un caso più unico che raro nel panorama degli studi classici. Ma questo manoscritto è giustamente celebre per un’altra ragione: il testo è accompagnato da splendide miniature, assai ben conservate, che costituiscono un tesoro preziosissimo, oggi a portata di “click”.
Infine, e solo per citare un altro capolavoro, si pensi alle splendide illustrazioni del manoscritto del Decameron di Boccaccio, copiato da Giovanni d’Agnolo Capponi e miniato da un maestro fiorentino tra il 1360 e il 1390, oggi pienamente e gratuitamente consultabile.
Forse questo è veramente uno dei pochi ambiti dove senza alcuna ombra o controindicazione la tecnologia ha portato civiltà e progresso, consentendo un accesso largo e “democratico” e mettendo questi tesori al riparo da una consultazione usurante.