a cura di Federico Manfredi dello Studio Legale Trifirò & Partners
Lo Smart Working è da mesi al centro dell’attenzione mediatica, divenendo materia di discussione pressoché trasversale a tutti gli ambiti industriali e professionali del Paese. Ciascuno ha avuto occasione di sperimentare e giudicare in prima persona tali nuove modalità di lavoro più o meno smart.
In questi giorni, tuttavia, si sta imponendo nel mercato l’esigenza di un nuovo e più distaccato approccio allo smart working. Infatti, quella che è nata come una misura emergenziale, con la “seconda ondata” pandemica e con le conseguenti disposizioni del Dpcm del 18 ottobre 2020 si sta delineando come una rivoluzione destinata a stabilizzarsi. La differenza sul piano organizzativo-aziendale rispetto alla “prima ondata” è evidente, dovendosi, nell’attuale contesto, non più temporaneamente ovviare ad un lockdown nazionale, bensì implementare stabilmente una vera e propria nuova modalità di svolgimento della prestazione lavorativa.