Open (your) AI

Open (your) AI

A cura della Redazione Biblioteca

La sfida dell’intelligenza artificiale si sta affacciando sempre più prepotentemente nella nostra quotidianità. Se fino a qualche tempo fa si trattava del “pensiero” di una tecnologia potente, ma lontana, da applicarsi a campi specifici (“cervelloni” localizzati in qualche bunker americano), oggi la ricerca ha portato il concetto – e gli strumenti, sempre più efficienti, ad esso connessi – fin dentro ai nostri computer. L’intelligenza artificiale, costruita educando macchine a leggere, comprendere, rielaborare informazioni, può effettivamente cambiare il nostro modo di lavorare perché oggi è facilissimo utilizzarla anche per le persone comuni. Ha fatto molto discutere in questo senso il lancio della chat di OpenAi, che si può tranquillamente scarica sul proprio pc: è possibile chiedere all’intelligenza artificiale qualsiasi tipo di informazione o di prestazione (con una limitazione, a dire il vero piuttosto blanda, relativa a dati sensibili come persone o eventi “delicati”). Così, le si può chiedere di scrivere un saggio sulla crisi internazionale in corso, sui rapporti USA-Cina, sull’economia italiana. Oppure, le si può chiedere un consiglio medico, la soluzione di un problema informatico (con conseguente scrittura di codice ad hoc); le si può chiedere anche un consulto giuridico o di rispondere alle domande di un esame universitario. Come sottolineava Federico Rampini in un recente articolo sul Corriere, “in America soffia un vento di panico per le performance strepitose di ChatGPT, l’intelligenza artificiale che alla velocità della luce scrive articoli, saggi, su ordinazione, su qualsiasi tema, con una qualità elevata e spesso superiore a quella di noi umani. Ora quel vento di panico lo sento anch’io. Ho simulato una sorta di gara con ChatGPT, e sono sotto choc. Ho il vago sospetto di aver perso io”. Sì, perché, se anche, per ora, il lavoro di una macchina non fosse qualitativamente all’altezza di quello di un uomo – almeno, quando ci si muove nel dominio del pensiero “fine” -, sul fattore tempo non c’è partita: la macchina vince sempre. E, si sa, la nostra società richiede oggi di essere veloci, a volte abdicando anche alla qualità dei prodotti.

Moltissime, certamente, le opportunità offerte da una tecnologia avanzatissima, che si sta sviluppando in modo impressionante e che fa impallidire quello che per noi, finora, era il luogo di tutte le risposte, vale a dire Google, o quello di tutte le discussioni, vale a dire i social network. Tuttavia, come sempre, laddove c’è uno strumento potente, i rischi crescono esponenzialmente. In tutti i comparti se ne discute, da quello del business a quello della sanità, da quello giuridico a quello sociale, da quello militare a quello politico: il sistema OpeanAI è sviluppato da un gruppo ristretto e molto riconoscibile di esseri umani, perlopiù maschi, bianchi, appartenenti a una classe sociale medio-alta, localizzata solo in certi Paesi del mondo, finanziata da un certo gruppo sociale. Ci sono dunque pericoli relativi alla privacy, all’uso delle informazioni, a come il mondo ne viene plasmato.

Per chi si occupa di diritto, si spalanca una sfida enorme e la discussione è solo all’inizio.

Come possiamo aiutarti?

Consultaci per qualsiasi informazione