
A cura della Redazione Biblioteca
Il 15 maggio 1891 Papa Leone XIII promulgò la famosa enciclica Rerum Novarum (“Delle cose nuove”). L’Ottocento si avviava al termine e per la prima volta la Chiesa Cattolica interveniva su questioni sociali, mentre in Europa si preparava quello che Hobsbawm definì il “Secolo breve”.
Il lavoro è l’attività umana ordinata a provvedere ai bisogni della vita, e specialmente alla sua conservazione. Queste parole, tratte da tale enciclica, sono state appuntate a matita dal Prof. Grassetti su uno dei suoi libri, ancora oggi conservato nella nostra Biblioteca (Il concetto del lavoro nella sua genesi storica di Guido De Ruggiero, pubblicato da Il filo di Arianna – Colombo editore nel 1947, nr. 3071). Tali parole sono significative perché in questo caso, su questo libro, sono state usate per commentare l’idea che lo schiavismo, anche nelle sue forme più larvate, è da considerarsi incompatibile con la concezione moderna della vita stessa. Un tema centrale ancora oggi, insieme a un altro che nel saggio è più volte richiamato: lo strano capovolgimento secondo cui, nell’era cosiddetta moderna, alla svalutazione antica del lavoro manuale è subentrata una valutazione esclusiva di esso a danno del lavoro intellettuale.
Inutile dire che, oltre 70 anni dopo, queste due questioni rimangono due facce di un stesso problema e due aspetti che sono tornati al centro del dibattito più acceso, laddove la tecnologia e le nuove forme di organizzazione sociale permettono (a volte richiedono? pensiamo ai famosi riders) una flessibilità e una velocità che sembrano rasentare lo sfruttamento e d’altra parte il lavoro intellettuale è spesso sottovalutato perché non immediatamente utile: così scriveva quell’imprenditore che, forse mosso da realistico senso pratico, esortava i ragazzi, per trovare lavoro, a non iscriversi all’università.
E dunque, quale può essere la soluzione? Ovviamente non c’è risposta. Ma nel libro alcuni spunti vengono in aiuto quando sottolineano l’importanza della disciplina del lavoro – incarnata ad esempio nella regola benedettina che concilia, parimenti degne, l’attività intellettuale con l’attività pratica commisurata alle forze di ciascuno (il ben noto ora et labora) – oppure quando ricordano una sacrosanta verità, e cioè che gli innumerevoli conflitti a cui dà luogo nella storia l’esplicazione del lavoro umano assumono il carattere di una crisi morale della società stessa, che può trovare una soluzione solo alla luce di idealità morali intimamente vissute.
Questo e molto altro si trova in questo libro ispiratore, a disposizione di chi vorrà consultarlo in Biblioteca.